Gestire l'andatura durante una gara è sempre difficile, soprattutto una maratona. Certo, tenere un ritmo costante dall'inizio alla fine, magari scrupolosamente calcolato per tempo, sarebbe in teoria la miglior cosa. Ma come gestire questo ritmo teorico sapendo, ad esempio, che verso la fine si calerà un po', direi quasi inevitabilmente?
Forse calcolando la cosa in anticipo, cercando di crearsi un certo leggero margine di tempo, in modo che comunque la velocità media finale, e quindi il tempo, siano come ce li eravamo immaginati PRIMA?
Come evitare, però, di correre troppo forte all'inizio, soprattutto per far coincidere un consiglio, sentito spesso, di cominciare «più piano»?
Era un po' di tempo che mi facevo queste ed altre somande quando ho trovato un articoletto sull'attuale numero di RUNNER'S WORLD, settembre 2013, che parla proprio di questo.
Lo riporto per mia comodità futura, magari lo proverò:
In pratica si comincia lentamente, in progressione, perdendo poco più di 2 minuti (circa 135 secondi) nei primi 6 km, mentre poi si recuperano, sempre in progressione, dal 10° al 32°.
Praticamente si tiene il ritmo prefissato solo nell'ultima parte, dopo il 33°, fatta leggermente al di sotto degli ultimi 20km appena corsi.
Anche mentalmente mi sembra facilmente gestibile, con un inizio blando, un leggero crescendo che porta poi a gestire la stanchezza dell'ultima parte, col sollievo psicologico di poter leggerissimamente rallentare, ma avendo l'obiettivo da tenere del ritmo prefissato, per non crollare psicologicamente.
Sarebbe interessante leggere nei commenti l'esperienza di qualcuno. Poi si sa... in una maratona tutto può succedere, e le strategie probabilmente andranno a farsi benedire
Forse calcolando la cosa in anticipo, cercando di crearsi un certo leggero margine di tempo, in modo che comunque la velocità media finale, e quindi il tempo, siano come ce li eravamo immaginati PRIMA?
Come evitare, però, di correre troppo forte all'inizio, soprattutto per far coincidere un consiglio, sentito spesso, di cominciare «più piano»?
Era un po' di tempo che mi facevo queste ed altre somande quando ho trovato un articoletto sull'attuale numero di RUNNER'S WORLD, settembre 2013, che parla proprio di questo.
Lo riporto per mia comodità futura, magari lo proverò:
1° e 2° km | 35-40 secondi più piano del ritmo prefissato |
3° e 4° km | 20 secondi più piano del ritmo prefissato |
5° e 6° km | 10 secondi più piano del ritmo prefissato |
7° - 9° km | Al ritmo prefissato |
10° - 20° km | Accelera leggermente fino a 4-8 secondi più forte del ritmo prefissato |
21° - 32° km | 4-8 secondi più forte del ritmo prefissato |
33° - 40° km | Prova a tenere il ritmo prefissato |
40° - 42,195 km | Stringi i denti e finisci forte! |
In pratica si comincia lentamente, in progressione, perdendo poco più di 2 minuti (circa 135 secondi) nei primi 6 km, mentre poi si recuperano, sempre in progressione, dal 10° al 32°.
Praticamente si tiene il ritmo prefissato solo nell'ultima parte, dopo il 33°, fatta leggermente al di sotto degli ultimi 20km appena corsi.
Anche mentalmente mi sembra facilmente gestibile, con un inizio blando, un leggero crescendo che porta poi a gestire la stanchezza dell'ultima parte, col sollievo psicologico di poter leggerissimamente rallentare, ma avendo l'obiettivo da tenere del ritmo prefissato, per non crollare psicologicamente.
Sarebbe interessante leggere nei commenti l'esperienza di qualcuno. Poi si sa... in una maratona tutto può succedere, e le strategie probabilmente andranno a farsi benedire
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